“Guardiamo a cosa l’ebraismo italiano, gli ebrei italiani, hanno prodotto e offerto alla società nella storia. E poi guardiamo a quanto accaduto negli ultimi cinquant’anni. Il confronto è duro. L’ebraismo italiano oggi vive di luce riflessa”. Partecipando come ogni anno a Redazione Aperta, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni esprime una ferma presa di posizione e richiede l’apertura di una riflessione. Cosa è accaduto per cui, a fronte di esponenti della comunità ebraica che per secoli hanno avuto un impatto fondamentale sulla vita della penisola in ogni campo, dalle lettere alle arti, dall’economia alla politica, oggi l’apporto sembra essersi esaurito, o almeno significativamente ridimensionato? Incontrando la redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nel corso del laboratorio giornalistico organizzato come ogni anno con l’ospitalità della Comunità di Trieste, il rav ha voluto proporre quesiti che toccano il cuore dell’identità e della vita ebraica del paese.
“Dove sono oggi i Primo Levi, Giorgio Bassani, Umberto Terracini?”, l’interrogativo che il rabbino ha posto, a se stesso e ai componenti della redazione. Il calo demografico che ha conosciuto l’ebraismo italiano dall’inizio del XX secolo, fatto di persecuzioni, di emigrazione, di allontanamento, ma anche il rapporto con l’educazione e la cultura, tra i punti discussi come possibile ragione del fenomeno, per spostare il confronto su spunti strettamente legati all’attualità: la crisi sociale che colpisce le comunità ebraiche come il resto del paese, così come la violenza verbale straripante che dilaga su internet e sui social network, “dove sempre più spesso ci sono comportamenti lontani da qualsiasi senso di filtro e controllo del linguaggio” ha sottolineato il rav. A partecipare all’incontro con il rav Di Segni sono stati anche il rabbino capo di Trieste Eliezer Di Martino, i consiglieri comunitari Nathan Israel, Livio Vasieri, Alessandro Treves e Davide Belleli.
Rossella Tercatin
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