Descrizione
Libro di preghiere di rito italiano in uso oggi nelle sinagoghe, con chiare indicazioni dei brani recitati dal solo chazàn (ufficiante) e quelli recitati invece insieme al pubblico, per una partecipazione consapevole alle funzioni.
Quest’edizione comprende tutte le tefillòt per la festa di Shavu’òt (testo ebraico e traduzione italiana), comprese le relative letture della Torà.
Indice מפתחות
Vigilia della festa ערב חג
Erùv Tavshilìn 1 ערוב תבשילין
Accensione lumi 2 הדלקת נרות
’Arvìt ערבית
Venerdì sera 3 ליל שבת
’Arvìt 5 ערבית
Kiddùsh serale 19 קידוש
Shachrìt שחרית
Benedizioni del mattino 21 ברכות השחר
Zemiròt 26 זמירות
Nishmàt 41 נשמת
Yotzèr 45 יוצר
Hallèl 57 הלל
Lettura della Torà 62 הוצאת ספר תורה
Parashà e Haftarà 71 קריאת התורה
Musàf 85 מוסף
Kiddùsh diurno 100 קדוש שחרית
Minchà 101 מנחה
’Arvìt di Motzaè Yom Tov 114 ערבית למוצאי יום טוב
Havdalà 134 הבדלה על הכוס
Tikkùn della notte di Shavu’òt תקון ליל שבועות
Torà 138 תורה
Le 5 meghillòt 177 חמש מגילות
Meghillàt Ruth 177 מגילת רות
Profeti 183 נביאים
Agiografi 196 כתובים
Mishnà 211 משניות
Zòhar della parashà di Emòr 246 זוהר פרשת אמור
Le 613 mitzvòt 250 סדר תריג מצות
Midràsh Rabbà 263 מדרש רבא
Introduzione
Secondo i conteggi tradizionali sono passati 3317 anni da quando la Torà è stata data sul Sinai. Da quel momento la storia dell’umanità è cambiata; ma il 6 di sivàn del 2448 non è una data remota da ricordare formalmente, piuttosto un giorno e un avvenimento che segna positivamente ogni istante della nostra vita.
Alla vigilia di Shavuot 5765 sono molto lieto di salutare l’edizione di un nuovo libro della collana di siddùr secondo il minhàg della Comunità di Roma dedicato a Shavu’òt. La pubblicazione è stata possibile grazie al generoso contributo delle famiglie Sed e Calò.
Ringrazio coloro che hanno contribuito e tutti coloro che sono impegnati nella realizzazione di quest’opera che porta all’antico prestigio le tradizioni specifiche della comunità ebraica italiana.
Shmuel Riccardo Di Segni
(In occasione della pubblicazione della Ia edizione)
Siddùr Benè Romi
Benè Romi è il nome con cui vengono chiamati gli ebrei di rito italiano nella letteratura rabbinica talmudica, dove ne vengono descritte le specifiche usanze, sin dai primi secoli dell’era volgare (p.e. TB Pesachìm 53a). Il primo siddùr di preghiere mai stampato al mondo è quello per gli ebrei italiani (Soncino 1485). Una edizione di poco posteriore (Bologna, 1540) è servita da supporto per la presente pubblicazione. Numerose altre edizioni si sono aggiunte nel tempo. Particolarmente degna di nota è quella curata da Shemuèl Davìd Luzzatto (Shadàl: Livorno, 1856), con un’ampia prefazione in cui il rito italiano viene studiato e descritto per la prima volta (rist. D. Goldschmidt, Mavò le-Machzor Benè Roma, Tel Aviv, 1966). Il Novecento ha visto diverse pubblicazioni: ricordiamo quelle di A. Hasdà (Torino, 1905), D. Camerini (Torino, 1916) e nel secondo dopoguerra quelle di D. Prato e D. Panzieri a uso della Comunità di Roma, mentre D. Disegni curava edizioni particolari per le Comunità di Torino e Milano; va ricordata infine quella più recente di M.E. Artom con le varianti di tutte le Comunità.
La collana Siddur Benè Romi si aggiunge a questa antica tradizione dal 1999, data in cui viene pubblicata una prima edizione a uso privato del siddùr per i giorni feriali e shabbàt, fino a coprire quasi tutte le ricorrenze del ricco calendario liturgico ebraico. Caratterizzano la collana la nuova composizione elettronica dei testi (i siddurìm precedenti venivano riprodotti in anastatica con evidente degrado della leggibilità); una costante redazione critica degli stessi, che facendo riferimento a tutte le edizioni precedenti, tenga conto dei minhaghìm in uso oggi nei diversi battè hakkenèset; un’impostazione grafica che ne esalti la leggibilità e chiarisca quali sono i brani di competenza del singolo e quali del solo chazàn; delle brevi note halakhiche che possano essere finalmente di guida a chi riconosce nella tefillà non solo un bisogno del cuore, ma anche una dettagliata mitzvà; una punteggiatura ebraica moderna più comprensibile; l’uso di convenzioni grafiche che facilitano la partecipazione alla tefillà in pubblico (parentesi tonde per i brani sottovoce, parentesi quadre per quelli in coro, triangolini grigi per i punti in cui ci si inchina).
È ferma convinzione dei redattori che non solo la sopravvivenza, ma lo sviluppo e la crescita delle specifiche tradizioni comunitarie debbano essere sostenute, oltre che dalla buona volontà dei singoli, da strumenti culturali costantemente aggiornati. Speriamo che il Siddùr Benè Romi possa essere uno di questi.
La redazione