Descrizione
Libro di preghiere di rito italiano in uso oggi nelle sinagoghe, con chiare indicazioni dei brani recitati dal solo chazàn (ufficiante) e quelli recitati invece insieme al pubblico, per una partecipazione consapevole alle funzioni.
Quest’edizione comprende tutte le tefillòt per la festa di Pèsach (testo ebraico e traduzione italiana), sia per i giorni di Mo’èd, sia per quelli di Chol Hamo’èd, comprese le relative letture della Torà.
Indice מפתחות
Vigilia ערב חג
Ricerca del chamètz 2 סדר בדיקת חמץ
Accensione del lumi 4 הדלקת נרות
Minchà della vigilia e di C.H. Pèsach 6 מנחה לערב חג וחול המועד פסח
’Arvìt di Mo’èd di Pèsach 26 ערבית ליום טוב של פסח
Conteggio dell’òmer 58 ספירת העומר
Haggadà di Pèsach 66 הגדה של פסח
Shachrìt di Mo’èd di Pèsach 134 שחרית ליום טוב של פסח
Zemiròt di Mo’èd di Pèsach 144 זמירות ליום טוב של פסח
Yotzèr di Mo’èd di Pèsach 192 יוצר יום טוב של פסח
Hallèl 220 הלל
Lettura della Torà di Mo’èd di Pèsach 228 הוצאת ספר תורה של יום טוב של פסח
Lettura per il 1° giorno di Pèsach 246 קריאה ליום א’ של פסח
Lettura per il 2° giorno di Pèsach 254 קריאה ליום ב’ של פסח
Lettura per il 7° giorno di Pèsach 264 קריאה ליום ז’ של פסח
Lettura per il 8° giorno di Pèsach 268 קריאה ליום ח’ של פסח
Musàf di Mo’èd di Pèsach 296 מוסף ליום טוב של פסח
Kiddùsh diurno di Mo’èd di Pèsach 330 קידוש שחרית ליום טוב של פסח
Minchà di di Mo’èd di Pèsach 332 מנחה ליום טוב של פסח
’Arvìt di Motzaè Mo’èd e C.H. Pèsach 358 ערבית למוצאי יום טוב ולחוה”מ פסח
Havdalà 396 הבדלה על הכס
Shabbàt Chol Hamo’èd Pèsach שבת חול המועד פסח
’Arvìt di venerdì sera Chol Hamo’èd Pèsach 404 ערבית לשבת חול המועד פסח
Shachrìt di Shabbàt Chol hamo’èd Pèsach 434 שחרית לשבת חול המועד פסח
Hallèl di Shabbàt Chol Hamo’èd Pèsach 478 הלל לשבת חול המועד פסח
Lettura della Torà di Shabbàt C.H. Pèsach 486 הוצאת ספר תורה לשבת חוה”מ פסח
Lettura per Shabbàt Chol Hamo’èd Pèsach 496 קריאה לשבת חול המועד פסח
Musàf di Shabbàt Chol Hamo’èd Pèsach 514 מוסף לשבת חול המועד פסח
Kiddùsh diurno di Shabbàt C.H. Pèsach 536 קידוש שחרית לשבת חול המועד פסח
Minchà di Shabbàt Chol Hamo’èd Pèsach 538 מנחה לשבת חול המועד פסח
Chol Hamo’èd Pèsach חול המועד פסח
Shachrìt di Chol Hamo’èd Pèsach 566 שחרית חול המועד פסח
Yotzèr di Chol Hamo’èd Pèsach 588 חול המועד פסח יוצר
Hallèl di Chol Hamo’èd Pèsach 610 הלל של חול המועד פסח
Lettura della Torà di Chol Hamo’èd Pésach 618 הוצאת ספר תורה של חול המועד פסח
Lettura per il 3° giorno di Pèsach 624 קריאה ליום ג’ של פסח
Lettura per il 4° giorno di Pèsach 628 קריאה ליום ד’ של פסח
Lettura per il 5° giorno di Pèsach 632 קריאה ליום ה’ של פסח
Lettura per il 6° giorno di Pèsach 638 קריאה ליום ו’ של פסח
Musàf di Chol Hamo’èd Pèsach 650 מוסף לחול המועד פסח
La traduzione
La traduzione che affianca il testo ebraico ha origine dall’edizione del 1856 del Machazòr di rav Shemuèl Davìd Luzzatto (Shadàl), uno dei più grandi maestri dell’ebraismo italiano dell’era moderna. È su questa prestigiosa versione che Costanza Coen ha iniziato nel 2000 a elaborare un testo che tenesse conto sia delle brillanti intuizioni dell’autore, profondo conoscitore della lingua ebraica, sia della necessità di arrivare oggi a un italiano comprensibile a tutti. Questo lavoro è stato successivamente esteso ed elaborato da altri collaboratori fino all’attuale versione, utilizzando anche testi di allievi del Luzzatto e di maestri a noi più vicini, come l’enciclopedica edizione di rav M.E. Artom z.l.
Dove possibile, la traduzione originale è stata resa più aderente al senso letterale del testo ebraico, uniformando la corrispondenza tra i frequenti sinonimi e la loro trasposizione in italiano.
È chiaro che così operando potremmo aver trasgredito a molti criteri storici e filologici, e agli esperti vanno da subito le nostre scuse. Tuttavia, il progetto dei siddurìm di Morashà, in tutte le loro edizioni, ha avuto soprattutto l’intento di offrire al pubblico italiano strumenti accessibili per poter adempiere a un precetto divino, quello della tefillà, con un’immediatezza che non ponesse ostacoli alla comprensione, perlomeno superficiale, dei brani recitati in ebraico.
La redazione
Siddùr Benè Romi
Benè Romi è il nome con cui vengono chiamati gli ebrei di rito italiano nella letteratura rabbinica talmudica, dove ne vengono descritte le specifiche usanze, sin dai primi secoli dell’era volgare (p.e. TB Pesachìm 53a). Il primo siddùr di preghiere mai stampato al mondo è quello per gli ebrei italiani (Soncino 1485). Una edizione di poco posteriore (Bologna, 1540) è servita da supporto per la presente pubblicazione. Numerose altre edizioni si sono aggiunte nel tempo. Particolarmente degna di nota è quella curata da Shemuèl Davìd Luzzatto (Shadàl: Livorno, 1856), con un’ampia prefazione in cui il rito italiano viene studiato e descritto per la prima volta (rist. D. Goldschmidt, Mavò le-Machzor Benè Roma, Tel Aviv, 1966). Il Novecento ha visto diverse pubblicazioni: ricordiamo quelle di A. Hasdà (Torino, 1905), D. Camerini (Torino, 1916) e nel secondo dopoguerra quelle di D. Prato e D. Panzieri a uso della Comunità di Roma, mentre D. Disegni curava edizioni particolari per le Comunità di Torino e Milano; va ricordata infine quella più recente di M.E. Artom con le varianti di tutte le Comunità.
La collana Siddur Benè Romi si aggiunge a questa antica tradizione dal 1999, data in cui viene pubblicata una prima edizione a uso privato del siddùr per i giorni feriali e shabbàt, fino a coprire quasi tutte le ricorrenze del ricco calendario liturgico ebraico. Caratterizzano la collana la nuova composizione elettronica dei testi (i siddurìm precedenti venivano riprodotti in anastatica con evidente degrado della leggibilità); una costante redazione critica degli stessi, che facendo riferimento a tutte le edizioni precedenti, tenga conto dei minhaghìm in uso oggi nei diversi battè hakkenèset; un’impostazione grafica che ne esalti la leggibilità e chiarisca quali sono i brani di competenza del singolo e quali del solo chazàn; delle brevi note halakhiche che possano essere finalmente di guida a chi riconosce nella tefillà non solo un bisogno del cuore, ma anche una dettagliata mitzvà; una punteggiatura ebraica moderna più comprensibile; l’uso di convenzioni grafiche che facilitano la partecipazione alla tefillà in pubblico (parentesi tonde per i brani sottovoce, parentesi quadre per quelli in coro, triangolini grigi per i punti in cui ci si inchina).
È ferma convinzione dei redattori che non solo la sopravvivenza, ma lo sviluppo e la crescita delle specifiche tradizioni comunitarie debbano essere sostenute, oltre che dalla buona volontà dei singoli, da strumenti culturali costantemente aggiornati. Speriamo che il Siddùr Benè Romi possa essere uno di questi.
La redazione