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Kippùr – Rito spagnolo

60,00

Machazòr di Kippùr di rito spagnolo מחזור ליום כפור כמנהג הספרדים באיטליה
2018 – Pagine 752

Informazioni aggiuntive

Autore

Amedeo Spagnoletto

Copertina

Cartonata e plastificata

Formato

148×210 mm

Testo

Testo ebraico e traduzione italiana a fronte

COD: 130 Categorie: , Product ID: 131

Introduzione

Amedeo Spagnoletto

Nel 1882 il Tempio era stato appena inaugurato e, dopo un vivace dibattito iniziato già alcuni decenni prima, si era deciso che le tefillòt si sarebbero recitate secondo il rito spagnolo. A suggellare questa scelta vennero preparati due grandi volumi manoscritti ad uso del chazàn. Il primo era riservato a shabbàt e ai mo’adìm; purtroppo, in circostanze tanto tristi quanto poco chiare il libro è stato rubato circa trenta anni fa. L’altro, dedicato ai Yamìm Noraìm è considerato uno dei tesori più preziosi della nostra comunità ed è conservato con gelosia. Venne copiato da Shelomò ben Tziòn Orvieto, scriba eccellente, che nel frontespizio ringrazia Iddio, costante sostegno nella lunga impresa, destinata ad arricchire il nuovo e maestoso tempio. Il volume di oltre 450 pagine venne donato in memoria di Yehudà Chayìm Shabetài Castiglioni dalla moglie e i figli per Rosh Hashanà del 1883, come è impresso a sbalzo e cesello nella elegantissima legatura d’argento.

L’idea oggi di pubblicare un machazòr di Kippùr ordinato secondo l’uso della nostra comunità, è nata anche per condividere in modo agevole le specificità di questo prezioso formulario, punto di riferimento per coloro che per quasi centocinquanta anni si sono alternati a ufficiare e per favorire il pubblico che partecipa numeroso alle tefillòt.

Sono stati inclusi i testi che ormai sono entrati a far parte del minhag fiorentino, come i vari mishberàkh, le ashkavòt per i rabbini e per gli altri esponenti della Comunità, la commemorazione dei defunti che segue il bellissimo testo composto da Rav Margulies in ebraico e italiano ed infine i brani che si recitano durante la cerimonia presso la lapide eretta nel giardino che ricorda i nostri fratelli annientati da mano barbara durante la Shoà. Sono altresì annotati in italiano i numerosi punti in cui è prevista l’apertura dell’aròn hakkòdesh in modo da facilitare il compito dei parnassìm e le parti cantate dal coro e dal pubblico. 

Il machazòr che presentiamo si affianca al siddùr dei giorni feriali e shabbàt e a quello per i Shelòsh Regalìm già curati dal compianto e sempre amato Morè Umberto Sciunnach a lungo rabbino capo di Firenze. Essi hanno costituito un insostituibile punto di riferimento per il confronto dei testi base e le parti non presenti nel manoscritto. Altrettanto utile è stata la consultazione del machazòr stampato a Firenze nel 1735 da F. Moücke, curato da Yosef Gabbai Villareal, del volumetto di Rav Elia Samuele Artom, anche egli rabbino capo fiorentino tra il 1926 ed il 1934 dal titolo מנהגי‭ ‬בה”כ‭ ‬הגדול‭ ‬של‭ ‬ק”ק‭ ‬פירינצי‭ ‬יע”א (Usi del Tempio Grande della Comunità di Firenze), ora disponibile anche tradotto in italiano da Rav Sciunnach nell’edizione a cura di Rav Yoseph Levi, salda guida spirituale dell’ultimo ventennio. Questa impresa non avrebbe mai potuto vedere la luce in così breve tempo senza l’entusiasmo che fin dal primo momento, ha trovato in seno alla nostra comunità. Ad iniziare dai consiglieri che l’hanno abbracciata senza esitazione e a tutti coloro che con generosità hanno creduto nel progetto sottoscrivendo uno spazio di dedica. Esso è il frutto di una collaborazione spontanea e attenta; voglio ricordare Umberto Forti, mio braccio destro, chazàn a Firenze da trent’anni, Jacopo Treves parnàs e colonna del nostro tempio, Alberto Servi fedele custode delle melodie e Renzo Ventura per decenni punto di riferimento per i canti fiorentini, valido aiuto anche ora che si è trasferito in Israele. Jacov Di Segni, che mi ha dimostrato la sua amicizia e con occhio esperto ha riletto il volume, evitando tanti refusi di  vocalizzazione e ordinamento. Tutti, non hanno lesinato il loro prezioso tempo per correggere i testi, suggerirmi aggiunte e note esplicative e fare quanto possibile perché fossero ben segnalate le tante e dettagliate azioni che scandiscono la lunga giornata di Kippùr. David Piazza, esperto e preciso stampatore, per aver accettato questa sfida editoriale e acconsentito a tempi di lavoro serrati. Sergio Servi ed Emanuele Viterbo per il supporto logistico in tante delicate fasi. Elevo un pensiero affettuoso a mio suocero Mordekhai Gino Servi che per primo mi insegnò le arie più belle del tempio di Firenze.

Il formulario delle feste si chiama comunemente machazor che vuol dire ciclo, dalla radice ח‭.‬ז‭.‬ר‭.‬ tornare. Un verbo che a ben vedere è particolarmente significativo a Kippur, giorno in cui cerchiamo intimamente la strada per un ritorno sincero e autentico. La teshuvà è qualcosa che passa attraverso l’introspezione ma che poi si declina negli impegni che in questa giornata siamo chiamati a assumerci. Oltre che giorno del perdono, Kippùr è l’occasione in cui raccogliamo la spinta a volere dare maggiore senso alla nostra identità, riceviamo lo slancio per difendere e divulgare con coraggio più intenso i nostri valori, troviamo la forza per tramandare la vita ebraica ai nostri figli. È a loro, ai ragazzi, vero tesoro, autentico patrimonio della comunità che dedico questo sacro volume, nella certezza che con l’aiuto dell’Eterno troveranno generazione dopo generazione l’energia di rimanere strenuamente e orgogliosamente parte di questo meraviglioso popolo e fondare nuove famiglie ebraiche.

Indice מפתחות

Minchà della vigilia di Kippùr 2 מנחה‭ ‬לערב‭ ‬יום‭ ‬כפור

Accensione dei lumi 32 הדלקת‭ ‬נרות

’Arvìt di Kippùr 34 ערבית‭ ‬של‭ ‬יום‭ ‬כפור

Kol Nidrè 38 כל‭ ‬נדרי

Selichòt di ’Arvìt 72 סליחות‭ ‬של‭ ‬ערבית

Preghiera per il sostentamento 130 תפילה‭ ‬על‭ ‬הפרנסה

Shachrìt di Kippùr 138 שחרית‭ ‬של‭ ‬יום‭ ‬כפור

Berakhòt del mattino 144 ברכות‭ ‬השחר

Yotzèr di Kippùr 240 יוצר‭ ‬של‭ ‬יום‭ ‬כפור

Ripetizione della ’Amidà di Shachrìt 268 חזרת‭ ‬תפילת‭ ‬שחרית‭ ‬של‭ ‬יום‭ ‬כפור

Selichòt di Shachrìt 312 סליחות‭ ‬של‭ ‬שחרית

Lettura della Torà di Shachrìt 344 סדר‭ ‬קריאת‭ ‬התורה‭ ‬של‭ ‬שחרית

Commemorazione dei defunti 372 הזכרת‭ ‬נשמות

Musàf di Kippùr 376 מוסף‭ ‬של‭ ‬יום‭ ‬כפור

Ripetizione della ’Amidà di Musàf 394 חזרת‭ ‬תפילת‭ ‬מוסף‭ ‬של‭ ‬יום‭ ‬כפור

Sèder Ha’avodà 408 סדר‭ ‬העבודה

Selichòt di Musàf 476 סליחות‭ ‬של‭ ‬מוסף

Minchà di Kippùr 522 מנחה‭ ‬של‭ ‬יום‭ ‬כפור

Lettura della Torà di Minchà 534 סדר‭ ‬קריאת‭ ‬התורה‭ ‬של‭ ‬מנחה

Ripetizione della ’Amidà di Minchà 568 חזרת‭ ‬תפילת‭ ‬מנחה‭ ‬של‭ ‬יום‭ ‬כפור

Selichòt di Minchà 600 סליחות‭ ‬של‭ ‬מנחה

Ne’ilà di Kippùr 632 נעילה‭ ‬של‭ ‬יום‭ ‬כפור

Ripetizione della ’Amidà di Ne’ilà 650 חזרת‭ ‬תפילת‭ ‬נעילה‭ ‬של‭ ‬יום‭ ‬כפור

Selichòt di Ne’ilà 678 סליחות‭ ‬של‭ ‬נעילה

Shofàr 684 שופר

’Arvìt del termine di Kippùr 688 ערבית‭ ‬של‭ ‬מוצאי‭ ‬יום‭ ‬כפור

Havdalà 712 הבדלה‭ ‬על‭ ‬הכוס

Berakhà della luna 716 ברכת‭ ‬הלבנה

La traduzione

La traduzione che affianca il testo ebraico ha origine dall’edizione del 1856 del Machazòr di rav Shemuèl Davìd Luzzatto (Shadàl), uno dei più grandi maestri dell’ebraismo italiano dell’era moderna. È su questa prestigiosa versione che Costanza Coen ha iniziato nel 2000 a elaborare un testo che tenesse conto sia delle brillanti intuizioni dell’autore, profondo conoscitore della lingua ebraica, sia della necessità di arrivare oggi a un italiano comprensibile a tutti. Questo lavoro è stato successivamente esteso ed elaborato da altri collaboratori fino all’attuale versione, utilizzando anche testi di allievi del Luzzatto e di maestri a noi più vicini, come l’enciclopedica edizione di rav M.E. Artom z.l.

Dove possibile, la traduzione originale è stata resa più aderente al senso letterale del testo ebraico, uniformando la corrispondenza tra i frequenti sinonimi e la loro trasposizione in italiano.

È chiaro che così operando potremmo aver trasgredito a molti criteri storici e filologici, e agli esperti vanno da subito le nostre scuse. Tuttavia, il progetto dei siddurìm di Morashà, in tutte le loro edizioni, ha avuto soprattutto l’intento di offrire al pubblico italiano strumenti accessibili per poter adempiere a un precetto divino, quello della tefillà, con un’immediatezza che non ponesse ostacoli alla comprensione, perlomeno superficiale, dei brani recitati in ebraico.

La redazione