Descrizione
Libro di preghiere di rito italiano in uso oggi nelle sinagoghe, con chiare indicazioni dei brani recitati dal solo chazàn (ufficiante) e quelli recitati invece insieme al pubblico, per una partecipazione consapevole alle funzioni.
Quest’edizione presenta la traduzione italiana completa a fianco del testo ebraico ed è rilegata con una speciale tela di tessuto plastificato e rinforzi che la rendono particolarmente resistente all’usura nel tempo. È l’edizione principale e la più completa dell’intera serie dedicata a questo rito.
Indice מפתחות
Shachrìt feriale שחרית של חול
Prime azioni del mattino 2 הנהגות הבוקר
Berakhòt del mattino 6 ברכות השחר
Zemiròt 14 זמירות
Yotzèr feriale 50 יוצר של חול
Shemà’ 54 שמע
’Amidà 60 עמידה
Tachanùn 78 תחנון
Tachanùn per lunedì e giovedì 88 תחנון לשני וחמישי
Lettura della Torà 106 הוצאת ספר תורה
Ashrè – Uvà Letziòn 112 אשרי – ובא לציון
Minchà feriale 134 מנחה של חול
’Arvìt feriale 168 ערבית של חול
Conteggio dell’ ’òmer 198 ספירת העמר
Lettura dello Shemà’ prima di dormire 208 קריאת שמע על המטה
Venerdì sera ליל שבת
Kabbalàt shabbàt 214 קבלת שבת
’Arvìt del venerdì sera 238 ערבית של שבת
Formulario del venerdì sera 264 סדר ליל שבת
Kiddùsh del venerdì sera 268 קידוש ליל שבת
Canti dello shabbàt 270 זמירות של שבת
Shachrìt di shabbàt 284 שחרית של שבת
Zemiròt 300 זמירות
Nishmàt 328 נשמת
Yotzèr di shabbàt 334 יוצר של שבת
Lettura della Torà di shabbàt 362 הוצאת ספר תורה של שבת
Musàf di shabbàt 380 מוסף של שבת
Kiddùsh diurno dello shabbàt 402 קידוש לסעודת שחרית
Minchà di shabbàt 404 מנחה של שבת
’Arvìt di Motzaè shabbàt 434 ערבית למוצאי שבת
Havdalà 480 הבדלה על הכוס
Berakhà della luna 490 ברכת הלבנה
Hallèl 496 הלל
Musàf di Rosh Chòdesh 508 מוסף לראש חדש
Musàf di shabbàt Rosh Chòdesh 528 מוסף לשבת ראש חדש
Chanukkà 540 חנוכה
Purìm 558 פורים
Tefillòt varie תפילות שונות
Mishmarà 568 משמרה
Matrimonio 590 קידושין ונישואין
Circoncisione 598 ברית מילה
Riscatto del primogenito 606 פידיון הבן
Nascita di una bambina 610 זבד הבת
Inaugurazione della casa 612 חינוך הבית
Preghiera per gli ammalati 624 תפילת חולים
Preghiere per i defunti 632 תפילות בענייני נפטרים
Hashkavà 634 השכבה
Berakhòt varie ברכות שונות
Berakhà sugli alberi 644 ברכת האילנות
’Erùv tavshilìn 644 ערוב תבשילין
Tevilà della donna 644 טבילה
Tevilà delle stoviglie 644 טבילת כלים
Affissione della mezuzà 646 מזוזה
Preghiera per il viaggio 652 תפילת הדרך
Berakhòt su cibi e bevande 656 ברכות הנהנין
Berakhà finale 658 ברכה אחרונה
Berakhà dopo il pasto (rito italiano) 662 ברכת המזון – בני רומי
Berakhà dopo il pasto (rito ashkenazita) 676 ברכת המזון – אשכנז
Berakhà abbreviata dopo il pasto 686 ברכת המזון בקצרה
Parashòt 688 פרשות
La traduzione
La traduzione che affianca il testo ebraico ha origine dall’edizione del 1856 del Machazòr di rav Shemuèl Davìd Luzzatto (Shadàl), uno dei più grandi maestri dell’ebraismo italiano dell’era moderna. È su questa prestigiosa versione che Costanza Coen ha iniziato nel 2000 a elaborare un testo che tenesse conto sia delle brillanti intuizioni dell’autore, profondo conoscitore della lingua ebraica, sia della necessità di arrivare oggi a un italiano comprensibile a tutti. Questo lavoro è stato successivamente esteso ed elaborato da altri collaboratori fino all’attuale versione, utilizzando anche testi di allievi del Luzzatto e di maestri a noi più vicini, come l’enciclopedica edizione di rav M.E. Artom z.l.
Dove possibile, la traduzione originale è stata resa più aderente al senso letterale del testo ebraico, uniformando la corrispondenza tra i frequenti sinonimi e la loro trasposizione in italiano.
È chiaro che così operando potremmo aver trasgredito a molti criteri storici e filologici, e agli esperti vanno da subito le nostre scuse. Tuttavia, il progetto dei siddurìm di Morashà, in tutte le loro edizioni, ha avuto soprattutto l’intento di offrire al pubblico italiano strumenti accessibili per poter adempiere a un precetto divino, quello della tefillà, con un’immediatezza che non ponesse ostacoli alla comprensione, perlomeno superficiale, dei brani recitati in ebraico.
La redazione
Siddùr Benè Romi
Benè Romi è il nome con cui vengono chiamati gli ebrei di rito italiano nella letteratura rabbinica talmudica, dove ne vengono descritte le specifiche usanze, sin dai primi secoli dell’era volgare (p.e. TB Pesachìm 53a). Il primo siddùr di preghiere mai stampato al mondo è quello per gli ebrei italiani (Soncino 1485). Una edizione di poco posteriore (Bologna, 1540) è servita da supporto per la presente pubblicazione. Numerose altre edizioni si sono aggiunte nel tempo. Particolarmente degna di nota è quella curata da Shemuèl Davìd Luzzatto (Shadàl: Livorno, 1856), con un’ampia prefazione in cui il rito italiano viene studiato e descritto per la prima volta (rist. D. Goldschmidt, Mavò le-Machzor Benè Roma, Tel Aviv, 1966). Il Novecento ha visto diverse pubblicazioni: ricordiamo quelle di A. Hasdà (Torino, 1905), D. Camerini (Torino, 1916) e nel secondo dopoguerra quelle di D. Prato e D. Panzieri a uso della Comunità di Roma, mentre D. Disegni curava edizioni particolari per le Comunità di Torino e Milano; va ricordata infine quella più recente di M.E. Artom con le varianti di tutte le Comunità.
La collana Siddur Benè Romi si aggiunge a questa antica tradizione dal 1999, data in cui viene pubblicata una prima edizione a uso privato del siddùr per i giorni feriali e shabbàt, fino a coprire quasi tutte le ricorrenze del ricco calendario liturgico ebraico. Caratterizzano la collana la nuova composizione elettronica dei testi (i siddurìm precedenti venivano riprodotti in anastatica con evidente degrado della leggibilità); una costante redazione critica degli stessi, che facendo riferimento a tutte le edizioni precedenti, tenga conto dei minhaghìm in uso oggi nei diversi battè hakkenèset; un’impostazione grafica che ne esalti la leggibilità e chiarisca quali sono i brani di competenza del singolo e quali del solo chazàn; delle brevi note halakhiche che possano essere finalmente di guida a chi riconosce nella tefillà non solo un bisogno del cuore, ma anche una dettagliata mitzvà; una punteggiatura ebraica moderna più comprensibile; l’uso di convenzioni grafiche che facilitano la partecipazione alla tefillà in pubblico (parentesi tonde per i brani sottovoce, parentesi quadre per quelli in coro, triangolini grigi per i punti in cui ci si inchina).
È ferma convinzione dei redattori che non solo la sopravvivenza, ma lo sviluppo e la crescita delle specifiche tradizioni comunitarie debbano essere sostenute, oltre che dalla buona volontà dei singoli, da strumenti culturali costantemente aggiornati. Speriamo che il Siddùr Benè Romi possa essere uno di questi.
La redazione