Una riflessione sul tema del perdono
Sandro Di Castro
Cari fratelli cristiani, in queste ultime settimane il Papa ha chiesto scusa per tutti quegli atti non proprio fraterni (a meno che non si vogliano prendere come esempio Caino ed Abele) commessi nei confronti del Popolo ebraico. Abbiamo poi assistito alla visita a Gerusalemme con storiche ed indimenticabili immagini del Pontefice al Muro del Pianto, dove queste scuse venivano addirittura messe per iscritto e depositate nelle fenditure dell’ultimo resto di quel Tempio sacro agli Ebrei e dove l’ebreo Gesù discuteva i Sacri Testi con i maestri a Lui contemporanei. Ma alcuni episodi di questi ultimi giorni mi hanno fatto porre una domanda: la Chiesa di Roma è in sintonia e in accordo con questo coraggioso Pontefice?
Esaminiamo gli episodi in questione.
Di ritorno da un viaggio sono andato a curiosare nella Sala Giubileo dell’aeroporto di Roma ed ho trovato una pubblicazione con il marchio ufficiale del Giubileo intitolata ” Tornerò dal Padre “.
Il testo contiene brani scelti dal canone biblico e dai Vangeli. All’interno, però, scopro che i brani scelti sono tra i più critici nei confronti del Popolo ebraico. Inoltre il curatore della raccolta si è premurato di inserire dei titoli tra un capitolo e l’altro del tipo: ” Israele si rifiuta di capire “, ” Denunzia contro Israele “, ” Un culto inaccettabile “, ” Il regno d’Israele sarà distrutto “, ” Contro i commercianti imbroglioni “.
La sorpresa e lo sconcerto sono maggiori quando leggo che la presentazione del libro è firmata dal Cardinale Roger Etchegaray, presidente del Comitato centrale per il Grande Giubileo, e la prefazione è del Cardinale Edward Cassidy, che più volte ho sentito pronunciarsi a favore del dialogo ebraico – cristiano, e non era del tutto estraneo all’organizzazione della visita del Pontefice alla Sinagoga.
Nella presentazione viene scritto che ” questo volumetto… vuole offrire una guida per la vita spirituale di ogni pellegrino… “.
Cari fratelli minori, conosco piuttosto bene i testi biblici e vorrei chiedervi: nell’anno del vostro Giubileo non sarebbe stato meglio proporre ai pellegrini quei brani biblici, come Isaia cap 11 – vv. 5-9, dove si annunzia la convivenza del lupo con l’agnello, o innumerevoli altri dove si parla di pace e fratellanza tra i popoli? Leggendo questo libretto non ho potuto far a meno di pensare alla chiesetta che si trova proprio di fronte alla Sinagoga maggiore dove, a distanza di 130 anni dall’apertura dei cancelli del ghetto, c’è ancora un’iscrizione in caratteri ebraici dove il profeta si scaglia contro il popolo ebraico: non sarebbe giunto il momento di toglierla?
L’altro episodio che mi ha fatto porre la domanda iniziale riguarda la copia di una lettera pubblicata su un giornale, scritta da un ebreo che in occasione della visita del Papa in Israele avrebbe voluto essere cristiano e che non risparmia critiche feroci ai suoi correligionari. Ciò che mi ha turbato è che tali fotocopie venivano distribuite ai fedeli in visita al Santuario del Divino Amore. Ancora una volta l’ebreo che viene preso come esempio è quello che si converte o si vuole convertire.
Cari fratelli minori, non ricordate le polemiche suscitate dalla beatificazione di Edith Stein?
Ho sottoposto questo materiale ad una persona che ha sempre creduto al dialogo tra le nostre religioni, e non certo da qualche giorno: il prof. Amos Luzzatto, attuale presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ed anche in lui ho riscontrato imbarazzo, stupore e rincrescimento.
Un famoso rabbino e filosofo medioevale, il Maimonide, scrive nella sua opera di ritualistica a proposito del pentimento: ” …Quando si può dire che il pentimento è veramente completo? Quando l’ex peccatore, ripresentandoglisi la possibilità di incorrere nella stessa colpa già commessa e non sussistendo ostacoli al compierla, se ne distacca e non pecca in forza del suo pentimento… ” (Maimonide, Norme sul pentimento, cap. 2).
Cari fratelli, uno dei punti forti che abbiamo in comune è rappresentato dal principio ” …ama il tuo prossimo come te stesso… ” (Levitico19, v.18). I commentatori ebrei della Bibbia interpretano questo verso nel senso che non bisogna fare al prossimo quello che non si desidera per noi stessi, ed è proprio su questo che dobbiamo riflettere se si vuole impostare un dialogo improntato sulla pari dignità e sul mantenimento delle proprie peculiarità. Altrimenti si rischia di instaurare un rapporto fraterno come quello tra Giacobbe ed Esaù (altro caso in cui il fratello maggiore non è un esempio di virtù) del quale, nel momento dell’apparente riconciliazione, il Testo dice: ” …Esaù abbracciò Giacobbe, lo baciò e piansero… ” (Genesi,33 v.4). Nella lingua ebraica, la parola ” lo baciò ” può significare anche ” lo morse “. Un midrash rabbinico dice che in quel momento il collo di Giacobbe divenne duro come la pietra e i denti di Esaù si spezzarono, quindi piansero: uno per il dolore fisico, l’altro per il dolore di dover constatare che la riconciliazione tra fratelli era solo apparente.
Quindi, cari fratelli, dimostrate nei fatti di trovarvi in sintonia con il massimo rappresentante della Chiesa cattolica, che con umiltà e coraggio cerca di cancellare migliaia di anni di pregiudizi e persecuzioni, tendendo una mano verso il prossimo.
Noi siamo pronti ma, sia ben chiaro, senza rinunciare alla nostra plurimillenaria identità.
Maggio 2000 – Pubblicato su Shalom