L’albero della conoscenza del bene e del male
E comandò Dio all’uomo dicendo: «Da ogni albero del giardino mangiare mangerai. E dall’albero della conoscenza del bene e del male non mangerai, poiché il giorno in cui ne mangerai morire morirai»[1].
Genesi 2, 16-17
E disse la donna al serpente: «Del frutto di qualunque albero possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino, Dio ha detto: «Non mangiatene, e non toccatelo, altrimenti morirete».
Genesi 3, 2-3
Disse Rabbì Pinchàs figlio di Jair: «Quest’albero, finché il primo uomo non ne ha mangiato, non si chiamava altro che albero, come gli altri alberi.
Ma quando l’uomo lo mangiò trasgredendo il decreto divino, venne
chiamato l’albero della conoscenza del bene e del male’.
Troviamo molte cose che vengono chiamate in base alla loro sorte finale».
E da dove tu ricavi che non si chiamava così fin dall’inizio? Dalla risposta della donna al serpente. Guarda cosa gli rispose: «E dal
frutto dell’albero che è in mezzo al giardino, disse Iddio, ‘Non mangerete da esso; e non rispose: ‘Dal frutto dell’albero della conoscenza del bene e del ma19. Ancora: quando Dio disse all’uomo: ‘Perché ti nascondi?’ Che cosa disse? ‘Hai forse mangiato dall’albero dal quale ti avevo comandato di non mangiare?’ E non disse ‘Dall’albero della conoscenza’…».
E perché l’ha chiamato «della conoscenza del bene e del male?» Perché, quando l’uomo ne mangiò, conobbe il male; finché non ebbe trasgredito il comandamento non furono decretati per lui fatica, stanchezza, freddo, caldo, dolore e ogni cosa che poteva danneggiarlo; ma quando ebbe trasgredito al divieto divino, tutti i mali cominciarono a colpirlo e a ostacolare le sue azioni.
E perché Iddio ha comandato all’uomo di mangiare da tutti gli alberi all’infuori di uno?
Affinché lo veda sempre, ricordi il Suo creatore e riconosca il dominio del Suo creatore, e non diventi superbo.
Midràsh Tadshè, cap. 7
Il problema dell’albero della conoscenza del bene e del male ha impegnato gli studiosi di ogni epoca. Che cosa significa l’espressione «della conoscenza del bene e del male»? È forse da collegare con il cambiamento avvenuto nell’uomo, dopo che ebbe mangiato il frutto? Si sa che la reazione fu «gli occhi di ambedue si aprirono ed essi si accorsero di essere nudi, misero delle foglie di fico e ne fecero cinture» (Gen. 3, 7).
Secondo il Midràsh, la conoscenza del bene e del male è una conseguenza della trasgressione. L’uomo e la donna cominciano infatti a soffrire, nel conoscere certi fatti naturali dai quali prima erano immuni: freddo, caldo, stanchezza, ecc. Secondo altri commentatori, la conoscenza del bene e del male non è una conseguenza diretta dell’aver mangiato il frutto, che il male consiste nell’aver violato il comandamento divino; questo è già un male e quindi l’uomo, trasgredendo il comandamento, viene a conoscenza del bene e del male.
È interessante notare, per comprendere lo stile Midrashico, come il Midràsh costruisca la propria tesi deducendola dal fatto che in alcuni versi si parla semplicemente di albero. L’albero quindi diventa «della conoscenza del bene e del male» quando l’uomo ne mangia il frutto. Al Midràsh non interessa il fatto che ci siano altri versi che possono contraddire la sua tesi; per esempio Dio stesso dice all’uomo prima che egli venga a mangiare dell’albero: «Dall’albero della conoscenza del bene e del male…» (Gen. 2, 17). Ma questo è il metodo del Midràsh: prendere i versi che gli servono per formulare il proprio discorso, anche se ci sono altri versi che possono contraddire la sua tesi.
È utile soffermarsi su un’altra problematica posta dal Midràsh: perchè Iddio ha comandato all’uomo di non mangiare dell’albero? Il Midràsh dà una risposta che può servire per comprendere altre norme dell’ebraismo e in particolare, per l’analogia con il nostro caso; le norme dell’alimentazione. Si sa infatti che nel corso dei secoli sono state date ‘varie risposte sui motivi di tali norme: motivi igienici, di conservazione ecc. tutte tesi discutibili. (vedi R. Di SEGNI, Guida alle norme alimentari ebraiche, Roma, 1976-5736, pagg. 15-18).
La risposta del Midràsh è forse la più convincente. Iddio ha dato agli ebrei le norme alimentari per la stessa ragione per cui ha proibito di cibarsi del frutto; affinchè ci si ricordi sempre di Dio quotidianamente. L’uomo ricordi che Dio sta al di sopra di lui, così saprà essere sempre umile e procederà con rettitudine nella vita.
[1] La traduzione è letterale. Quindi ‘morire morirai’ è la forma di espressione dell’ebraico biblico.