Capitolo 7 – Shabbetài Tzevì e il movimento da lui iniziato
Rifioritura di speranze messianiche nella metà del secolo XVII
Shabbetài Tzevì: a) Giovinezza e prima attività di Shabbetài; b) Shabbetài e Natàn di Gaza: Shabbetài si proclama Messia; c) I seguaci di Shabbetài in vari paesi e le innovazioni da lui introdotte nel rito ebraico; d) Conversione di Shabbetài all’islamismo; e) Shabbetài e i suoi seguaci dopo la sua abiura.
Rifioritura di speranze messianiche nella metà del secolo XVII
La distruzione quasi totale dell’Ebraismo di Polonia che costituiva allora uno dei più importanti e numerosi centri ebraici, fu naturalmente considerata come una sventura nazionale che oltrepassava di molto i confini del territorio che ne era stato direttamente colpito, e gli atroci particolari delle stragi vennero diffusi in tutto il mondo ebraico, e specialmente in Turchia, dai profughi che riuscirono a scampare liberi dai massacri, o che, ridotti in schiavitù, vennero riscattati nei paesi dove furono condotti.
Come già altre volte le gravi sventure avviarono la fede nella prossima redenzione, e suscitarono dei movimenti messianici, tanto più che in alcune cerchie mistiche e kabbalistiche si ritenne che l’anno 1648 (5408 dell’era ebraica) sarebbe stato quello dell’inizio della redenzione d’Israele: i gravi perturbamenti nella vita di tutti i popoli, le continue guerre che li agitarono e le sventure inaudite di Israele furono considerati come i segni precursori dell’era messianica.
Shabbetài Tzevì
a) Giovinezza e prime attività di Shabbetài
Il principale rappresentante di questi sentimenti è Shabbetài Tzevì (1626- 1676) a cui fa capo un movimento messianico che ebbe grande importanza.
Shabbetài nacque a Smirne, figlio di Mordechài, amministratore di un’importante casa commerciale. Da giovane, acquistò grande conoscenza del Talmud e della letteratura kabbalistica e condusse vita ascetica, dedicata oltre che allo studio delle dottrine mistiche, alla preghiera, ai digiuni, alle abluzioni; rinunciò alla vita coniugale, divorziando dalla due mogli che aveva sposato una dopo l’altra. Nel 1648, forse convinto di essere il Messia o il suo precursore, pronunciò, contravvenendo all’antico divieto da tutti osservato, il nome divino tetragrammato (J.H.V.H.) come esso è scritto, volendo con questo significare che ormai era giunto il tempo messianico in cui tutto il mondo si rinnova. Questo suo atto fu aspramente disapprovato dalle autorità rabbiniche, ma egli, dotato di grande fascino anche fisico, ebbe numerosi seguaci. Si trasferì quindi a Costantinopoli, dove un famoso predicatore, Avrahàm Yachinì, rese pubblico uno scritto, che egli diceva antichissimo, nel quale era chiaramente preannunziata la nascita di Shabbetài, destinato ad essere il Messia. Sempre più persuaso di esserlo, Shabbetài celebrò pubblicamente le sue nozze con la Torà. Quest’atto, che provocò lo sdegno delle autorità rabbiniche, lo obbligò ad abbandonare la città. In Egitto, e successivamente a Gerusalemme, la schiera dei suoi seguaci andò aumentando. A Gerusalemme si acquistò grandi simpatie anche perché, essendo la Comunità in gravi ristrettezze finanziarie ed oppressa dall’avidità del Pascià, riuscì, recatosi in Egitto, ad ottenere da uno dei suoi ammiratori generosissimi aiuti. La sua convinzione di essere il Messia fu in Egitto rafforzata dal fatto che là incontrò una certa Sara, fuggita dalla Polonia, che, dopo essere stata educata in un monastero e battezzata, ebbe delle visioni mistiche nelle quali le venne annunciato che essa era destinata ad essere la moglie del Messia. Dopo varie peregrinazioni, giunse a Livorno, e di là fu mandata al Cairo, dove furono solennemente celebrate le nozze fra Shabbetài e lei.
b) Shabbetài e Natàn di Gaza: Shabbetài si proclama messia
Tornato in Èretz Israèl, Shabbetài trovò a Gaza un nuovo grande sostenitore in Natàn Binyamìn Levi, detto Natàn di Gaza, che si proclamò il profeta Elia, annunziatore e precursore del Messia. La frenesia per Shabbetài andò di mano in mano crescendo e quando egli tornò nella sua città natale, a Smirne, (1665) si proclamò pubblicamente Messia e come tale fu acclamato.
Per affrettare la redenzione finale, molti si diedero a vita ascetica, e, siccome una tradizione mistica affermava che la redenzione non sarebbe avvenuta se non dopo che tutte le anime che si trovavano nel mondo superiore dello spirito avessero trovato la loro sede in un corpo terreno, si fecero contrarre matrimoni a molti giovanissimi, perfino a bambini di dieci anni.
Proteste e opposizione dei rabbini non valsero a frenare l’entusiasmo popolare e Shabbetài divenne di fatto l’arbitro della Comunità di Smirne, essendo riuscito a sostituire rabbini e capi suoi oppositori con suoi fautori.
c) I seguaci di Shabbetài in vari paesi e le innovazioni da lui introdotte nel rito ebraico
L’entusiasmo di Smirne non tardò a diffondersi in varie Comunità del mondo, sollecitate da Nathan di Gaza e da Samuel Primo, segretario di Shabbetài: anche in Italia, specialmente a Livorno e Venezia, egli ebbe seguaci entusiasti.
In altre regioni di Europa, Shabbetài ebbe caldi aderenti specialmente nelle Comunità sefardite di Amsterdam e di Amburgo. Gli entusiasmi da lui suscitati indussero poi il presunto Messia ad agire come se egli fosse veramente tale, ed egli non esitò a sopprimere e modificare antichi riti, fino al punto di proclamare il 9 di av come giorno di festa, essendosi ormai verificato l’avvenimento che, secondo la tradizione profetica, doveva trasformare in giorni di letizia i digiuni commemorativi delle sventure nazionali. In molte sinagoghe si recitarono preghiere per implorare la benedizione sul “nostro signore e re, il santo e giusto Shabbetài Tzevì, l’unto (messia) del Dio d’Israele”. E non mancarono quelli che, persuasi che la redenzione fosse veramente vicina, vendettero i loro beni e liquidarono i loro affari per prepararsi a ritornare nella terra dei padri e a combattere per conquistarla.
d) Conversione di Shabbetài all’Islamismo
In seguito a denunce contro Shabbetài e i suoi seguaci al governo turco, a cui non furono estranei Ebrei avversi al movimento sabbatiano e apostati, fu inviato uno di questi ultimi a indurre Shabbetài ad accettare l’Islamismo. Il sedicente messia aderì, e, presentatosi al Sultano, indossò gli abiti caratteristici dei Musulmani, e, sotto il nome di Mohammed Effendi, godette di una pensione concessagli dal governo turco.
e) Shabbetài e i suoi seguaci dopo la sua abiura
Neppure questo indusse i suoi seguaci ad abbandonarlo: Shabbetài fece sapere che, nell’accettare l’Islamismo, aveva obbedito ad un ordine divino, e i suoi seguaci si persuasero che non Shabbetài aveva abiurato, ma un fantasma che ne aveva assunte le sembianze, mentre egli stesso era salito al cielo, dal quale sarebbe poi ritornato per portare a termine l’opera di redenzione. Nathan di Gaza si recò in Asia Minore, nella zona europea della Turchia, nelle isole ioniche, in Italia per ravvivare la fede nel presunto Messia, ma in genere non incontrò favore, per quanto non mancassero gruppi che continuarono ad avere fede in lui. A quanto pare, Shabbetài, mentre conduceva pubblicamente vita di devoto musulmano, si dava allo studio dello Zòhar e del misticismo ebraico con una cerchia di suoi amici, e, sorpreso a cantare dei Salmi, fu mandato in esilio a Dulcigno in Albania, dove morì nel 1676, a quanto si raccontò più tardi, nel giorno di Kippùr.