Capitolo 26 – La Diaspora ebraica fino al termine della seconda guerra mondiale
Lo sterminio degli Ebrei per opera del governo tedesco: a) Generalità; b) Le prime uccisioni in Germania; c) L’invasione tedesca in Polonia; d) Trasporto di Ebrei nei luoghi dello sterminio; e) Prime selezioni, uccisioni e lavori forzati; f) Gli Ebrei negli accampamenti; g) I gas asfissianti; h) Altri mezzi di sterminio e di tortura; i) La rivolta del ghetto di Varsavia; l) Sospensione dell’opera di sterminio; m) Sofferenze degli Ebrei superstiti allo sterminio alla fine della guerra
Condizioni e vicende degli Ebrei nei vari paesi d’Europa: a) Paesi combattenti contro la Germania; b) Paesi neutrali; c) Italia; d) Slovacchia; e) Ungheria; f) Belgio, Olanda e Norvegia; g) Danimarca; h) Jugoslavia; i) Grecia; 1) Romania; m) Turchia; n) Russia; o) Finlandia
Persecuzioni e stragi fuori d’Europa: a) L’opera del Muftì; b) Africa settentrionale; c) Estremo Oriente
I partigiani ebrei
Istituzioni di soccorso
Lo sterminio degli Ebrei per opera del governo tedesco
a) Generalità
Tra gli scopi che, secondo Hitler, dovevano essere raggiunti per mezzo della guerra, aveva parte importantissima lo sterminio generale degli Ebrei, e al raggiungimento di esso il governo tedesco dedicò gran parte delle sue forze. La distruzione degli Ebrei venne progettata in modo graduale e con mezzi “scientifici”. Lo sterminio fu, nei paesi occupati dalla Germania e cioè in gran parte dell’Europa, quasi completo e le vittime si calcolano in oltre sei milioni di persone.
b) Le prime uccisioni in Germania
Al principio della guerra la popolazione ebraica era in Germania di circa 300.000 persone, ridotte ormai in condizioni quasi disperate in conseguenza della politica razzista del governo di Hitler. L’opera sistematica di sterminio ebbe per conseguenza che nel 1943 non esistevano più in Germania Ebrei liberi.
Nel settembre 1939, data dell’inizio della guerra, per ordine segreto del governo si cominciò col fare morire, con veleni, gli affetti da malattie mentali, anche non ebrei, ma a differenza dei Tedeschi, gli Ebrei non riuscirono a sfuggire alla loro sorte crudele.
c) L’invasione tedesca in Polonia
Dopo che, fin dagli inizi della guerra, la Germania invase buona parte della Polonia, dove, come sappiamo, la popolazione ebraica era assai numerosa e fitta, vi cominciò l’opera sterminatrice dei Tedeschi, diretta da vari funzionari tra cui Adolf Eichmann, che per qualche tempo aveva risieduto in colonie tedesche in Èretz Israèl. Subito ebbero luogo massacri di Ebrei; altri furono sottoposti a lavori forzati e altre violenze, le razioni di viveri a loro assegnate furono nella misura della metà di quelle assegnate ai Polacchi, che alla loro volta ebbero i viveri in ragione della metà di quello che era dato ai Tedeschi. A tutti gli Ebrei venne imposto, come in Germania, l’obbligo di portare un segno giallo con la scritta: Ebreo.
d) Gli Ebrei nei ghetti
Gli Ebrei furono poi tolti dalle loro abitazioni e rinchiusi nei ghetti, istituiti in parecchie città fra cui Varsavia. In essi le condizioni sanitarie erano pessime; ad impedire l’uscita degli Ebrei erano posti fili spinati, e in alcuni luoghi come a Varsavia, vere e proprie mura: l’entrata era custodita da soldati armati.
Nei ghetti della Polonia la mortalità era fortissima, ma coloro che resistettero alle pessime condizioni di vita riuscirono a trovare sistemazioni sopportabili. Coloro che erano riusciti a salvare parte dei loro averi si occuparono di commercio e coi mezzi che avevano a loro disposizione riuscirono ad avere, di contrabbando, viveri. Vi fu anche organizzata una vita spirituale e culturale e vi funzionavano sinagoghe, riunioni di dotti, rappresentazioni teatrali.
e) Trasporti degli Ebrei ai luoghi di sterminio.
Tra l’autunno 1941 e il 1945 le ferrovie della Germania e dei paesi occupati da questa erano continuamente percorse da treni con carri bestiame sigillati che trasportavano soprattutto Ebrei, e anche non Ebrei considerati ostili al governo, verso i confini orientali della Germania e la Polonia. I ghetti furono a poco a poco eliminati e i loro abitanti vennero trasportati nei campi di sterminio.
f) Prime selezioni, uccisioni e lavori forzati
Coloro che non perirono durante il viaggio, date le condizioni disastrose in cui questo avveniva, giunti a destinazione venivano spogliati di tutto quello che erano riusciti a portare con sé, e persino di oggetti personali come occhiali e denti finti, e poi sottoposti a una prima selezione: quelli che erano ritenuti ormai non adatti ad alcun lavoro venivano senz’altro uccisi, e questi erano i più fortunati; gli altri, rivestiti soltanto di pigiama a righe anche nel cuore dell’inverno, e calzati con assi di legno legati al piede con funi, venivano assegnati a determinati accampamenti.
g) Gli Ebrei negli accampamenti
La direzione degli accampamenti fu data ad Ebrei sotto la sorveglianza delle autorità tedesche; questi Ebrei furono purtroppo in parte traditori dei loro fratelli, mentre altri cercarono di approfittare della loro posizione per rendere meno crudele la sorte di questi; gli uni e altri finirono per cadere essi stessi vittime della ferocia tedesca. La vita negli accampamenti era insopportabile. La notte, dopo alcune ore di sonno sdraiati su assi, gli Ebrei venivano svegliati, passati in rassegna all’aperto anche in mezzo al gelo e alla pioggia e poi condotti a lavorare in cave di pietra o in fabbriche speciali. Ogni piccola infrazione veniva punita con rigore e crudeltà, l’alimento consisteva in pochi pezzi di pane di pessima qualità, una piccola quantità di margarina o di salame, una tazza di broda che doveva essere caffè, la mattina, un’altra broda come minestra. Nessuna comunicazione era loro permessa coi parenti e, in genere, col mondo esterno. Di quando in quando avevano luogo nuove selezioni. I malati e i deboli venivano uccisi; si curavano solo gli affetti da malattie guaribili in breve tempo. Pochi resistevano oltre tre mesi di vita negli accampamenti e coloro che erano rimasti in vita alla fine della guerra non oltrepassarono il 2 o 3 per cento.
h) I gas asfissianti
Ma tutto questo non era ritenuto sufficiente per portare allo sterminio totale degli Ebrei. Si ricorse all’uccisione di questi per mezzo di gas asfissianti. Circa due milioni di Ebrei furono soppressi con questo mezzo, adottato in alcuni campi di concentramento, specialmente in quello di Auschwitz in Slesia. I destinati alla morte per mezzo dei gas venivano spogliati e forniti di un asciugamano come se dovessero recarsi al bagno, e poi condotti in una stanza che, al premere di un interruttore, si riempiva di gas micidiale che, in mezz’ora, causava la morte di tutti i presenti. Tolti dai corpi oggetti di ornamento di cui non fossero stati privati in precedenza, i cadaveri venivano bruciati in appositi forni. Talvolta membra umane furono usate come materiale qualsiasi per scopi industriali.
i) Altri mezzi di sterminio e di tortura
Anche di altri mezzi si servì il governo tedesco per togliere di mezzo gli Ebrei, come iniezioni letali o operazioni tendenti a renderli sterili. Non mancarono poi casi in cui gruppi di Ebrei furono arsi vivi, o sottoposti a torture di vario genere.
l) La rivolta del ghetto di Varsavia
Come è ben naturale, non sempre gli Ebrei rimasero inattivi di fronte alle persecuzioni e i massacri: per quanto le speranze di potere vincere il nemico ostinato e crudele fossero minime, tentativi vari furono fatti in alcuni ghetti.
Uno dei più arditi di questi tentativi fu la rivolta del Ghetto di Varsavia. Dopo le continue eliminazioni, nel 1942 non rimanevano nel ghetto che circa 50.000 persone e il governo decise la soppressione del ghetto per il gennaio 1943. I rimasti erano in gran parte giovani e forti che non erano ancora stati mandati ai lavori forzati e ai campi di sterminio. Con enormi difficoltà e a prezzi elevatissimi, coadiuvati dai patrioti e partigiani polacchi, essi riuscirono, eludendo ogni sorveglianza, a procurarsi fucili, rivoltelle e materiale esplosivo. I Tedeschi che tentarono di iniziare l’evacuazione del ghetto furono accolti da fucilate e per il momento rinunciarono all’impresa; solo in aprile ripresero i tentativi, che per qualche tempo vennero respinti dagli Ebrei. I militari incaricati dell’esecuzione decisero allora di dare fuoco al ghetto, e si iniziò una vera e propria battaglia fra gli Ebrei, uomini e donne, e i Tedeschi. Questi misero in opera gas asfissianti e inondarono i sotterranei nei quali gli Ebrei si erano asserragliati. Nonostante la loro resistenza accanita, gli Ebrei alla fine, per mancanza di viveri e di armi, furono sopraffatti, e il 16 maggio il comandante delle truppe tedesche poteva farli uscire dal ghetto ed annunziare che esso non esisteva più. Alcuni Ebrei rimasero sotto le macerie e in nascondigli; i pochi che riuscirono a sopravvivere e che non furono scoperti si unirono ai partigiani polacchi o si confusero tra la popolazione di Varsavia o si salvarono fuggendo all’estero. I più furono presi, mandati nei campi di sterminio e là uccisi.
m) Sospensione dell’opera di sterminio
Alla fine del 1944, quando ormai la sorte della guerra poteva considerarsi decisa, il governo tedesco fece sospendere le opere di sterminio degli Ebrei, e cominciarono delle trattative con la Croce Rossa tendenti a rendere possibile che i superstiti venissero salvati in compenso di rifornimenti vari.
n) Sofferenze degli Ebrei superstiti allo sterminio alla fine della guerra.
Nel gennaio 1945, all’avanzare dell’esercito russo, furono liberati molti dei superstiti dei campi, ma nuove sofferenze essi ebbero a subire durante i viaggi che dovevano portarli alle loro nuove sedi, e poi dovettero restare ancora molti mesi in campi nel centro della Germania fino alla fine della guerra e anche dopo.
Condizioni e vicende degli Ebrei nei vari paesi d’Europa
a) Paesi combattenti contro la Germania
Scoppiata la guerra (1939), gli Ebrei di cittadinanza germanica che si trovavano in Francia e in Inghilterra, che combattevano contro la Germania, e anche quelli che vi erano immigrati per sfuggire alle persecuzioni tedesche, furono considerati come nemici e chiusi in campi di concentramento. In seguito furono liberati quelli che si arruolarono, ma poi in Francia, dopo che questa fu sconfitta e occupata in parte dai Tedeschi, furono congedati e si trovarono in una situazione insopportabile, dato che dai Francesi furono considerati Tedeschi, e da questi, Ebrei.
Nella Francia settentrionale, che cedette ai Tedeschi e costituì la repubblica di Vichy, vennero applicate in generale le leggi antisemite della Germania e dell’Italia e numerosi Ebrei vennero deportati nei campi di sterminio. Per qualche tempo dalle deportazioni vennero esclusi i cittadini francesi, ma in seguito non venne fatta differenza fra questi e gli stranieri. Alquanto meno cattive furono le condizioni nella Francia meridionale che non era sottoposta direttamente al governo tedesco.
b) Paesi neutrali
I soli paesi rimasti neutrali con notevole popolazione ebraica, che non subirono l’invasione tedesca, furono la Svizzera e la Svezia. Questi paesi, e specialmente il primo, servirono di rifugio a Ebrei che riuscirono a passare i confini dei paesi dove erano perseguitati. In Svizzera essi vennero chiusi in campi di concentramento, dove ebbero salva la vita e si organizzarono in modo abbastanza soddisfacente, ma non privo di inconvenienti.
c) Italia
La guerra, anche dopo che l’Italia si mise a fianco della Germania (giugno 1940), non portò notevoli cambiamenti nella sorte generale degli Ebrei, e questi, essendo esclusi dal servizio militare, non si videro costretti a combattere insieme coi Tedeschi. Un progetto di graduale espulsione di tutti gli Ebrei non fu messo in esecuzione. Squadre di fascisti assalirono nel 1940 la sede della Comunità di Trieste e negli anni successivi furono devastate le sinagoghe di Torino, Padova, Ferrara e Trieste. Gli Ebrei stranieri che non avevano lasciato l’Italia come prescriveva la legge furono chiusi in campo di concentramento a Ferramonti presso Cosenza: nello stesso campo furono pure internati Ebrei che erano fuggiti da luoghi occupati dai Tedeschi; Ebrei sospetti furono messi a confino in vari paesi. Né i rinchiusi a Ferramonti, né i confinati ebbero a soffrire persecuzioni. I bombardamenti aerei delle potenze alleate causarono dei danni anche a edifici ebraici. Da ricordare in modo speciale è la distruzione quasi totale delle sinagoghe di Torino, Milano, Livorno.
Nel 1941-42 furono accolti in Italia, protetti dai comandi militari, molti profughi dalla Croazia, dalla Dalmazia, dalla penisola balcanica, dalla Francia.
La situazione cambiò dopo che, caduto il governo di Mussolini a cui subentrò quello del maresciallo Badoglio (25 luglio 1943), e concluso l’armistizio con le potenze occidentali (8 settembre 1943), il re e il governo abbandonarono Roma e l’Italia dichiarò guerra alla Germania (13 ottobre). L’intervento delle truppe tedesche divise l’Italia in due parti: nel mezzogiorno, dove quasi non c’erano Ebrei, furono abrogate le leggi razziali; nel nord, con popolazione ebraica abbastanza notevole, ricostituitosi un governo a capo del quale era tornato Mussolini e sostenuto dall’esercito tedesco, gli Ebrei furono dichiarati stranieri appartenenti a nazionalità nemica (17 novembre 1943). In conseguenza di questo essi furono spogliati di tutti i loro averi e le autorità della repubblica fascista ordinarono ai loro dipendenti di agire contro gli Ebrei di concerto con i Tedeschi. E allora ebbero inizio le gravi violenze ed i massacri. Alla Comunità di Roma fu imposto, dal comando tedesco, il 26 settembre 1943, una taglia di 50 kg. d’oro da versarsi — come fu versata — entro trentasei ore per evitare la deportazione di duecento Ebrei. Il 16 ottobre fu circondato il ghetto di Roma, vi furono arrestati tutti gli Ebrei e Ebrei furono ricercati e arrestati anche fuori del ghetto. Il Papa Pio XII non protestò contro quello che avveniva nella sede del suo vescovato, ma dispose che fossero aperti i conventi agli Ebrei che volessero rifugiarsi in essi. Nello stesso giorno oltre mille Ebrei di Roma vennero deportati ai campi di sterminio in carri di bestiame sigillati.
Da allora cominciò la caccia agli Ebrei su tutta la zona della repubblica fascista, senza riguardo a età e condizioni di salute. Portati in campi di concentramento, di cui il più importante fu quello di Fossoli presso Modena, furono in seguito avviati ai campi di sterminio. Gli scampati cercarono di nascondersi, e molti approfittarono dell’ospitalità in conventi. Tra gli ecclesiastici che si adoperarono a favore degli Ebrei va specialmente ricordato il cappuccino Benedetto Maria. Altri si rifugiarono presso amici non ebrei, in ospedali, in luoghi isolati nelle campagne e sui monti; compiacenti impiegati comunali fornirono a molti di loro carte d’identità false. Alcune migliaia riuscirono a valicare le Alpi e a rifugiarsi in Svizzera, ma non pochi caddero durante il cammino.
Tra le vittime dei nazi-fascisti si contano anche parecchi personaggi che avevano occupato alte cariche e avevano reso notevoli servizi al paese, ed anche non pochi rabbini che non vollero abbandonare le loro Comunità nel momento del pericolo. Non occorre dire che anche in Italia fu grandissimo il numero di partigiani ebrei fra cui molte le vittime. Di mano in mano che, dopo lo sbarco in Sicilia, le truppe alleate avanzarono in Italia e ne uscirono i Tedeschi, si andò riorganizzando la vita delle Comunità, e a questo collaborarono efficacemente i militari della legione ebraica.
d) Slovacchia
La Slovacchia seguì naturalmente il programma di Hitler. Gli Ebrei furono radunati in ghetti e in accampamenti e poi mandati dai Tedeschi nei luoghi di sterminio. In seguito però, il Vaticano riuscì ad influire sul governo, devoto al Cattolicesimo: le espulsioni cessarono e molti Ebrei si salvarono nascondendosi.
e) Ungheria
L’Ungheria, per quanto alleata della Germania, non ne seguì le vie e circa un milione di Ebrei vi poté vivere senza essere molto disturbati fino ai primi mesi del 1944. Ma quando il governo ungherese mostrò l’intenzione di ritirarsi dalla guerra (marzo 1944) i Tedeschi portarono in Polonia col solito scopo quasi la metà della popolazione ebraica di Ungheria. A Budapest il governo venne in aiuto degli Ebrei, e la Croce Rossa e i rappresentanti degli stati neutrali riuscirono a salvare gli Ebrei, e circa 100 mila erano superstiti alla fine della guerra.
f) Belgio, Olanda e Norvegia
Anche in Belgio pochi Ebrei riuscirono a salvarsi. In Olanda, nonostante l’opposizione della popolazione, gli Ebrei furono trattati come in Germania, chiusi in ghetti e inviati nei campi di sterminio. La Comunità di Amsterdam fu quasi interamente distrutta e delle sue sinagoghe rimase solo quella portoghese, salvata per la sua importanza storica. La scarsa popolazione ebraica della Norvegia fu quasi interamente deportata nei campi di sterminio.
g) Danimarca
In Danimarca, interamente occupata dai Tedeschi, non poté essere applicata la disposizione per cui gli Ebrei dovevano portare un segno speciale perché il re Cristiano X dichiarò che egli per primo lo avrebbe portato. La decisa opposizione della popolazione impedì poi quasi del tutto l’esecuzione del decreto di espulsione degli Ebrei nel 1943: i Danesi organizzarono la fuga degli Ebrei in piccole navi che attraverso il Mar Baltico li portarono in Svezia.
h) Jugoslavia
In Jugoslavia la maggioranza degli Ebrei che non riuscirono a nascondersi e a unirsi ai partigiani fu uccisa dai Tedeschi coadiuvati da parte dei Croati; nei luoghi occupati dall’esercito italiano questo cercò di difendere gli Ebrei.
i) Grecia
In Grecia, e in particolare a Salonicco, circa 45.000 Ebrei vennero, fra il marzo e il maggio 1943, espulsi dalle loro residenze, e condotti, dopo un viaggio disastroso che durò circa dieci giorni, ad Auschwitz, dove vennero sterminati. Gli Ebrei di Creta furono quasi tutti uccisi o espulsi; quelli di Rodi, caricati su imbarcazioni in pessime condizioni, finirono annegati nel mar Egeo. Alcuni, pochi, riuscirono a fuggire in Turchia, prima neutrale e poi alleata delle potenze occidentali.
l) Romania e Bulgaria
La Romania, con popolazione ebraica di poco meno di un milione di Ebrei, riuscì per qualche tempo a mantenersi indipendente e gli Ebrei non furono soggetti alle violenze della Germania. In seguito però alle rivoluzioni del 1940, avvennero pogrom sanguinosi e numerosissimi Ebrei perirono sul luogo o espulsi morirono di fame, di freddo o di malattie.
In Bulgaria il governo si rifiutò di prendere contro gli Ebrei misure che la Germania voleva imporre.
m) Turchia
La Turchia servì di rifugio a molti Ebrei che riuscirono ad abbandonare la Grecia e altri paesi balcanici.
n) Russia
Nelle regioni della Russia che vennero per qualche tempo occupate dall’esercito tedesco fu in pochi mesi sterminata la metà circa della popolazione ebraica della Russia. In Ucraina i Tedeschi furono coadiuvati dalle popolazioni locali. Fra gli uccisi è da ricordarsi lo storico Shimon Dubnow, ottantenne. Numerosi Ebrei riuscirono a salvarsi unendosi ai partigiani.
o) Finlandia
In Finlandia, che si era volontariamente alleata alla Germania, gli Ebrei non ebbero a soffrire ed essi, incorporati nell’esercito dello stato, combatterono contro la Russia a fianco delle truppe tedesche.
p) Spagna
Per la Spagna non vi erano problemi: i pochi Ebrei che vi erano rimasti erano, come già sappiamo, privi di diritti: non ebbero però a subire persecuzioni.
Persecuzioni e stragi fuori d’Europa
a) L’opera del Muftì
L’opera sterminatrice di Hitler fu coadiuvata dal Muftì che si era rifugiato presso il comando supremo dell’esercito tedesco e che si mise a disposizione di Hitler per eccitare le popolazioni musulmane contro gli Ebrei.
b) Africa settentrionale
Nelle regioni dell’Africa settentrionale e dell’Asia dipendenti dalla Francia la sorte degli Ebrei fu quella delle regioni della Francia occupata dai Tedeschi, e in Algeria essa non migliorò neppure dopo che il governo si rese libero da quello della Germania.
In Libia invasa dall’esercito germanico, furono commessi, specialmente a Tripoli, massacri dagli Arabi e anche là la vittoria alleata non mutò le condizioni degli Ebrei.
Gravi violenze e massacri furono commessi in altri paesi musulmani, specialmente a Bagdad in Irak.
c) Estremo Oriente
Persino nell’estremo oriente si ebbero le conseguenze della politica seguita dalla Germania. Nei luoghi che furono invasi dai Giapponesi, come Shanghai, Singapore, gli Ebrei vennero perseguitati ed esclusi dalla vita economica.
I partigiani ebrei
Nei vari paesi d’Europa dove l’occupazione tedesca era in contrasto con la volontà di gran parte della popolazione si formarono, come è noto, le organizzazioni dei cosiddetti partigiani, che si proponevano di lottare contro i Tedeschi e contro i governi che li assecondavano. Numerosi Ebrei entrarono nelle file dei partigiani Quelli che furono catturati ebbero tutti a subire torture e molti perirono. Più ancora degli altri soffrirono i partigiani ebrei considerati doppiamente nemici, come partigiani e come Ebrei.
Istituzioni di soccorso
Le tristi condizioni degli Ebrei furono in parte alleviate da istituzioni di soccorso che esistevano prima della guerra e che durante questa si svilupparono e aumentarono la loro attività, o che si formarono durante la guerra. In questa opera di soccorso ebbero parte molto preminente gli Stati Uniti d’America e tra le istituzioni di soccorso occupa un posto preminente il Joint. Tra le altre istituzioni generali di soccorso ricorderemo: OSE (Opera di Soccorso ai Bambini); ORT (Opera di educazione artigiana e industriale). In Italia è da ricordare la Delasem (Delegazione per assistenze agli emigrati).