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Chiusura invernale: gli ordini saranno evasi a partire dal 7.1.2025. Buone feste! Ignora
Sèder di Tu Bishvàt
€17,00
Il rituale per la sera del Capodanno degli alberi
2020 – Pagine 84
Informazioni aggiuntive
Scialom Bahbout
Brossura morbida plastificata
150×240 mm
Testo ebraico e traduzione italiana a fronte
Descrizione
Come recita la Mishnà, la “Torà Orale”, esistono quattro capodanni nel ciclo dell’anno ebraico. Il 15 del mese di shevàt viene celebrato quello degli alberi e della natura, poiché proprio in questo mese freddo iniziamo a intravedere la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Questa ricorrenza viene festeggiata con un breve rituale nel corso del quale vengono consumate diverse specie di frutta in segno di buon augurio, accompagnati dalla recitazioni di apposite benedizioni e brevi testi, anche dalla tradizione mistica.
È compito del rabbino Scialom Bahbout accompagnarci in questo piccolo percorso alla scoperta di antichi testi e del loro approccio alla natura, in lode all’Eterno che la ha creata. Particolare attenzione in questo antico rito hanno i frutti che crescono anche nella Terra d’Israele a sottolineare anche il legame agricolo millenario del popolo ebraico con quella terra.
Prefazione
Riccardo Di Segni
L’affetto degli ebrei per le regole della tradizione si esprime in forme talora inusuali. Nei paesi occidentali l’inizio dell’anno fiscale coincide con il 1° Gennaio, ma chi festeggia questo capodanno di solito non pensa proprio a festeggiare un nuovo ciclo di tasse. Al contrario, nel calendario ebraico vi sono vari capodanni, e uno di questi è essenzialmente fiscale e riguarda la produzione della frutta degli alberi.
Ebbene questo giorno, Tu Bishvàt, 15 di Shevàt, è diventato nell’ebraismo una piccola festa. Una festa celebrata all’essenziale, per molti secoli con l’istruzione di abbondare nel consumo di frutta di specie diverse, con particolare riferimento a quelle che sono considerate tipiche della terra d’Israele. Poi è intervenuta la Kabbalà, la mistica ebraica, che ha voluto aggiungere altri significati e altre prospettive a questo uso. Sappiamo che Yitzchàk Luria (1534-1572), l’Arì Hakadòsh, il grande kabbalista di Tzfat, aveva introdotto un’ordine preciso – Sèder, la sera in cui inizia Tu Bishvàt per consumare la frutta insieme a varie recitazioni, ma questa notizia non ha riscontro nei suoi testi e non sappiamo come si svolgesse questo suo Sèder. Bisogna attendere l’inizio del XVIII sec. per trovare fonti più estese, da Moshe Chagiz al Chemdàt Yamìm, una grande opera che illustra il senso mistico della vita condotta secondo le mitzvòt (ma che sembra non immune da tentazioni eretiche sabbatiane). E finalmente da quella fonte il primo opuscolo dedicato al Sèder vide la luce a Venezia, dalla stamperia Bragadin nel 1762, a cura del rabbino livornese Beniamin Espinoza, e fu ristampato altre volte. L’uso si diffuse nel mondo ebraico, non sappiamo però molto su quanto fosse praticato in Italia. Poco, probabilmente nei decenni di metà del ‘900.
È stato un merito speciale del rabbino Scialom Bahbout riscoprire questo Sèder e ristamparlo nel 1986 con istruzioni e spiegazioni ad uso del pubblico italiano. Grazie a questa iniziativa e l’organizzazione di Sedarìm pubblici e didattici l’uso ha preso piede nelle nostre Comunità e si è diffuso con molta accoglienza positiva. Se oggi il testo viene ristampato, significa che c’è un bisogno accresciuto di conoscere.
Tu Bishvàt è un esempio interessante di come un nucleo originario di regole si sia arricchito di significati e di modi di celebrazione. Volendo usare concetti attuali (ma non è obbligatorio farlo, anzi bisognerebbe resistere a certe pressioni) si potrebbe dire che Tu Bishvàt è una festa ecologica per eccellenza. Ma i nostri mistici ci hanno insegnato che la preoccupazione ecologica è solo un aspetto particolare di una realtà ben più complessa. Il Sèder da loro istituito, con gesti semplici, ma di significato oscuro ai più, serve a ribadire queste idee. E noi siamo a qui a raccogliere e tramandare la complessità della nostra tradizione, che è capace di esprimere pensieri complessi con momenti di gioia e gratitudine per i doni che il creato ci mette a disposizione.
Introduzione
Scialom Bahbout
La prima volta che sentii parlare del Sèder di Tu Bishvàt fu in occasione di una giornata di studio organizzata diversi anni orsono dal Collegio Rabbinico Italiano, in quell’occasione rav Avraham Piattelli descrisse al pubblico l’uso del Tikkùn di Tu Bishvàt. Fin dal primo momento avvertii che, se riproposto al pubblico ebraico, questo strano uso sarebbe stato accolto con favore. Ne proposi l’attuazione al Centro di Cultura ebraica di Roma e per la prima volta in Italia dopo molti secoli, assieme a rav Alberto Funaro, tenni il primo Sèder pubblico per Tu Bishvàt.
L’uso si diffuse rapidamente sia a Roma che in altre Comunità, tanto che in questi ultimi anni si è sentita sempre più l’esigenza di disporre di un testo che, in maniera chiara e sintetica, riportasse i brani da leggere e descrivesse gli atti da fare e il significato simbolico dei frutti che si mangiano nel corso del Sèder.
Il Perì ’Etz Hadàr, il libro in cui viene descritto il Sèder, oltre che essere difficilmente reperibile in Italia, è di difficile lettura. Il testo che viene qui presentato è tratto da quel libro, ma tralascia la maggior parte dei numerosi passi dello Zòhar.
Nella traduzione italiana abbiamo riportato alcuni midrashìm sui frutti che si mangiano per l’occasione. Quello che viene qui presentato non ha la pretesa di essere l’unico testo per il Sèder di Tu Bishvàt, ma solo uno fra i tanti possibili. Ognuno potrà arricchire il testo con altri brani tratti dal Tanàkh, dal Talmùd, dal Midràsh e dallo Zòhar.
Il nostro scopo è solo quello di fornire una prima guida al Sèder, sperando che essa possa essere utile per quanti desiderano ripristinare questo uso nelle proprie case.
Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito nel corso degli anni alla diffusione del Sèder di Tu Bishvàt da me pubblicato nel 5746 (1986) in occasione del bat mitzvà di mia figlia Sara, in particolare ricordo:
Carlo Savelli che ha dato un contributo fondamentale alla prima edizione;
Ghidon Fiano per l’edizione pubblicata da Lamed;
David Pacifici per la diffusione on line sul sito www.torah.it.
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