Il Sèder di Rosh Hashanà
€8,00
Una piccola cerimonia augurale per la sera di Capodanno
2004 – Pagine 36
Informazioni aggiuntive
Autore | Riccardo S. Di Segni |
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Copertina | Brossura morbida plastificata |
Formato | 130×210 mm |
Testo | Testo italiano |
Introduzione
La celebrazione del Rosh Hashanà si distingue per il suono dello shofàr e per l’obbligo di fare teshuvà. Accanto a questi due segni di maggiore importanza, si sono aggiunti riti, usi e tradizioni di vario tipo, che insieme contribuiscono a fare dei due giorni del capodanno ebraico una realtà del tutto particolare. Un rito che potrebbe essere definito “minore”, per la sua importanza, ha luogo di sera, sulla mensa, subito dopo il kiddùsh e la benedizione sul pane. È ciò che viene chiamato il “sèder di Rosh Hashanà” o lo “Yehì ratzòn di Rosh Hashanà” (su questi termini torneremo subito dopo). Consiste nell’assaggio, o nella presenza a tavola, di alcuni alimenti speciali, insieme alla recitazione di piccole formule di preghiera. Il nome di sèder, dato alla cerimonia, si spiega probabilmente perché la cosa ricorda in qualche modo e in miniatura il sèder pasquale, o anche perché si procede secondo un ordine (in ebraico sèder) più o meno prefissato nei manoscritti o nelle edizioni stampate. L’altro nome (yehì ratzòn, letteralmente: “sia volontà [davanti a Te o Eterno]” ) ricorre all’inizio di ogni frase del testo che si legge; è la formula tradizionale, mal traducibile letteralmente in italiano, con cui si invoca la volontà divina di fare qualcosa per noi.